Quando si parla di gestione dell’energia, forse più nota con la terminologia Inglese di Energy management si fa riferimento alla valutazione a scopo strategico sul consumo dell’energia da parte di imprese e aziende.
L’obiettivo primario dell'Energy management è quello di amplificare l’efficienza energetica dei processi aziendali intervenendo sul consumo e, di conseguenza, la progettazione di macchinari, sistemi automatizzati, edifici e altre strutture.
Si può intervenire in impianti già presenti con un progetto di miglioramento oppure pianificare per ottenere fin dall’inizio una produzione efficiente.
Questo ruolo è divenuto nel tempo sempre più importante, tanto da richiedere una figura professionale dedicata che si occupi della gestione dell’energia dell’azienda. Questa prende il nome di Energy Manager, ossia colui con capacità tali da saper sfruttare software dedicati e progettare piani per la riduzione degli sprechi sotto il punto di vista del consumo energetico.
Qualche cenno storico sull'Energy Manager e la situazione legislativa
Come nasce questa figura e come viene regolata legalmente
L’energy manager vede il suo primo impiego vero e proprio negli Stati Uniti già nel 1973. Non a caso, in quegli anni, si verifica una grave crisi petrolifera. Per quanto riguarda l’Italia, questa figura non è solo consigliata ma obbligatoria per tutte le grandi realtà facenti parte del settore industriale con un consumo annuo pari o maggiori a 10 mila tep (tonnellata equivalente di petrolio, pari a circa 116 gigawattora) e per le aziende operanti nel terziario, civile o nei trasporti con un consumo di 1000 tep/anno (circa 11 gigawattora).
Tale imposizione è da ricondurre alla legge numero 10 del 9 gennaio 1991, nella quale è ufficialmente definito il ruolo di “responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia“. Le sue competenze spaziano fra il diritto, il management e altre conoscenze tecniche sull’argomento.
È una figura indispensabile per le aziende con una forte politica di riduzione dei consumi, sia per migliorare l’impatto ambientale sia per ottimizzare i processi produttivi e ridurre conseguentemente i costi.
Anche nel mantenimento degli edifici l’energy manager gioca un ruolo importante, in quanto sia necessario per valutare le classi di efficienza energetica in base a numerosi parametri da valutare assieme a progettisti e ingegneri.
Sempre con la legge del 1991 è stata istituita anche la F.I.R.E., acronimo di Federazione Italiana per l’uso razionale dell’energia, alla quale annualmente devono essere comunicate le nomine degli energy manager, il quale si occupa di tener traccia di tutte le figure presenti nel territorio e pubblicare le liste con cadenza annuale. I dati sono necessari per comprendere anche la situazione sull’ottimizzazione energetica nazionale delle imprese: nel 2014, infatti, le imprese nelle quali vigesse l’obbligo di assunzione di un professionista dell’energia erano 1532, mentre solamente 656 erano quelle interessate a tale figura ma non obbligate.
Possono esserci situazioni in cui l’energy manager sia un dipendente diretto dell’azienda interessata (grandi realtà che necessitano costantemente di tale figura professionale all’interno della dirigenza così da influenzare le scelte tenendo conto della questione energetica) oppure casi in cui esso presti una consulenza esterna, più comune in realtà più piccole dove l’intervento di un energy manager non è sempre necessario. In quest’ultimo caso il soggetto prende il nome di esperto della gestione dell’energia, abbreviato EGE e deve essere certificato secondo la norma UNI CEI 11339.
Tutte le aziende, in ogni caso, dovrebbero valutare attentamente il proprio impatto sull’ambiente e la quantità annua di energia utilizzata, prestando particolare attenzione a complessi processi produttivi e grossi macchinari energivori, con l’obiettivo di prendere in considerazione l’assunzione e la nomina di un energy manager; si rivelerebbe sicuramente di grande aiuto per contenere costi e spese connesse (direttamente o indirettamente) all’energia.
Chi è l'energy manager?
Entrando nel dettaglio, questo ruolo ha uno specifico obiettivo e risiede nell’analisi costante dei consumi energetici di un’azienda o un ente pubblico atto alla realizzazione di un piano per la loro razionalizzazione. Questo è in stretta correlazione con il successo del business aziendale ed è intrinseco nell’aumento di vendite potendo intercettare una nicchia di clienti favorevoli a prodotti rispettosi dell’ambiente. Cosa più importante, l’assunzione di un energy manager può fare la differenza tra un’azienda di successo e una destinata al fallimento.
Non è facile, tuttavia, definire con precisione i suoi compiti nel modo più completo, in quanto si tratti di una figura professionale che solo ultimamente è stata presa in considerazione con serietà, poiché sia erroneamente vista come l’ultima risorsa a cui affidarsi per migliorare il rendimento aziendale. Può trovare spazio nelle campagne di sensibilizzazione in tema allo spreco dell’energia e occuparsi direttamente della sostituzione di macchinari collaborando con ingegneri civili e tecnici di settore, o ancora decidere quale sia la migliore politica a scopo ambientale per l’azienda.
Quando si tratta di una grande azienda o di un complesso conglomerato, l’energy manager ricopre sicuramente un ruolo nella direzione a capo di altri tecnici e professionisti.
In questo caso non è necessario che abbia una preparazione prettamente tecnica, piuttosto incentrata su temi manageriali e finanziari. Il suo team, piuttosto, deve essere composto da persone altamente preparate sia in termini di diagnosi e valutazione, sia sotto il punto di vista tecnico (studio dei materiali, dei macchinari e dei processi aziendali).
Come accennato precedentemente, l’energy manager può trovare impiego come libero professionista o lavorare per aziende di consulenza e prestare le proprie conoscenze come terzo in piccole o medie realtà che non necessitano di una figura costante al loro interno. In questo caso saranno necessari numerosi interventi e analisi prima di poter effettivamente agire e mettere in opera il piano di razionalizzazione. È possibile che la sua esperienza sia richiesta più volte considerando il veloce progresso che interessa il mondo enterprise (nuove tecnologie di produzione, nuovi macchinari, diverse applicazioni e nuovi algoritmi di ottimizzazione, ecc.). In questo caso la parte gestionale sarà limitata ma pur sempre presente, giocando un ruolo importante sulla fattibilità dei progetti.
Non è da sottovalutare il terzo caso nel quale è necessaria l’azione di un revisore dell’energia (poiché decadono le sue mansioni di management a causa dei costi) ossia in ambito residenziale. Esso sarà impiegato da agenzie o associazioni e sarà il diretto responsabile delle certificazioni energetiche.
L'energy manager ricopre un ruolo di alto livello all’interno dell’azienda e i suoi compiti prevedono la verifica della coerenza dei report aziendali in termini economici ed energetici oppure analizzando i documenti derivanti dai sistemi di automazione o di telegestione dei macchinari e dei processi produttivi.
Lo scopo è ottimizzare tutta l’infrastruttura aziendale così da ridurre i consumi, occupandosi anche di formare i dipendenti dove il goal è la sensibilizzazione e istruirli così che possano individuare in autonomia difetti o inefficienze da comunicare direttamente al responsabile con l’eventuale proposta risolutiva.
Ovviamente deve anche preoccuparsi dell’acquisto di energia dagli operatori di elettricità, gas, acqua o altre specifiche forniture in base all’analisi dei consumi e della situazione del mercato.
Essendo il tema dell’energia molto vaso, esso va a toccare con mano praticamente tutti i reparti dell’azienda, dovendo intervenire direttamente nei macchinari, nei processi, nelle decisioni manageriali e via dicendo; questo comporta difficoltà notevoli di comunicazione e confronto con altre figure interne all’azienda, nonché il dover formare personale non tecnico o inconsapevole dell’importanza dei consumi per l’intera operatività aziendale.
Cosa fa l'energy manager
Innanzitutto l’energy manager deve essere inserito correttamente all’interno dell’azienda e deve conoscere tutti i suoi compartimenti: dai tecnici ai responsabili delle linee produttive fino all’ufficio acquisti. Deve conoscere tutti i dettagli sui consumi, perciò deve avere accesso alle bollette energetiche e analizzare attentamente le maggiori fonti di consumo, nonché delineare le curve di carico durante l’arco della giornata utili all’ottimizzazione e alla scelta del miglior fornitore.
A questo punto l’energy manager può effettivamente valutare la coerenza dei contratti con gli operatori energetici, assicurandosi delle proporzioni fra prestazioni e costi e valutando validi investimenti.
Passando a una mansione più tecnica e specifica, questa figura ha il compito di progettare e creare un database (una raccolta organizzata di dati tabellari digitalizzata) utile alla memorizzazione di tutti i dati relativi ai macchinari (numero di serie, consumo, orario di accensione e spegnimento, efficienza, prestazioni e via dicendo). Un database ben strutturato è in grado di fornire (attraverso funzioni sviluppate ad hoc dallo stesso manager) delle KPI, ossia degli indici di prestazione di un processo aziendale, specifiche per il consumo energetico e confrontarli con le letture e quanto dichiarato.
Da qui si passa alla cosiddetta diagnosi energetica, per poi intervenire ove necessario attraverso uno studio di fattibilità su processi, macchinari e interi reparti aziendali. Gli obiettivi sono, ovviamente, l’ottimizzazione delle risorse (una risorsa ferma è individuabile come un’inefficienza), la riduzione degli sprechi in ogni ambito e la formazione dei dipendenti, nonché la presentazione di piani d’investimento sulle energie rinnovabili.
L’energy manager, avendo un background finanziario e giuridico, conosce tutte le normative vigenti atte alla regolamentazione di tale figura e di tutti i processi che interessino la riduzione dei consumi, così da poter accedere agli incentivi statali o locali per la realizzazione di quanto specificato nel progetto.
Un buon risultato, tuttavia, lo è solo se documentato. Il ruolo comprende anche la sezione amministrativa e burocratica (parola che potrebbe suscitare sconforto ma indispensabile per effetti tangibili e rigorosi) verificando quanto conseguito e diffondendolo all’interno dell’azienda.
È importante sottolineare come il manager dell’energia possa essere a capo di un team di tecnici e specialisti del settore, specie in progetti relativi a grandi aziende o che prevedano il miglioramento di numerosi settori produttivi o amministrativi, contando che tutte le materie prese in causa necessitino di vaste competenze trasversali. Naturalmente un professionista di tale portata segue delle procedure standard previste dalla normativa ISO 50001.
Cos'è l'energy management e perché è fondamentale per le aziende?
Il compito di gestione dell’energia ha come obiettivo l’abbattimento dei costi lavorando specificamente sulla riduzione degli sprechi e sull’ottimizzazione del processo produttivo. La maggior parte delle volte questo porta a differenze ingenti sia sui costi sia sulla salute finanziaria dell’intera azienda, motivo per cui è essenziale rivolgersi a un professionista del settore o assumere una figura in grado di occuparsi dell’energia.
Chiaramente è una definizione altamente riassuntiva di tutti gli ambiti di intervento che possono interessare l’intero ecosistema d’impresa, a cominciare dalla diagnosi energetica. Essa non deve essere erroneamente considerata come una pratica obbligatoria da effettuare a prescindere dal contesto e non necessariamente porta alla realizzazione di un progetto con successo. Al contrario, non si ottiene nulla se non viene messa in atto in modo approfondito e da una figura altamente preparata, sfruttando gli strumenti adeguati e con l’obiettivo primo di aumentare l’efficienza energetica, andando ad analizzare caso per caso i vari settori aziendali (produzione, gestione, lavoratori, fornitori e quant’altro).
Un errore spesso associato all’aumento dell’efficienza energetica aziendale risiede nei benefici diretti come il risparmio e le inferiori emissioni di CO2.
Questi, in realtà, sono vantaggi da vendere per ultimi in associazione ai miglioramenti che primariamente si ottengono sotto il punto di vista non energetico (incentivi, finanziamenti, investitori, maggior afflusso di clienti, ecc.).
Uno step essenziale in un piano di gestione dell’energia consiste nelle cosiddette M&T (Monitoring and Targeting) e M&V (Measurement and Verification). Si tratta di specifiche azioni di rilevazione e individuazione dei punti deboli e l’eventuale intervento, con relativa misura e verifica delle modifiche apportate. Queste sono operazioni estremamente efficaci, in quanto non siano per nulla costose e, d’altra parte, giovino enormemente all’azienda creando nuove opportunità di ottimizzazione anche in macchinari e processi che si crede siano già perfezionati.
Questo è reso possibile grazie ai piani previsti nella normativa ISO e all’avvento dei big data.
Parlando di dati, va specificato come anche il risparmio energetico possa essere misurato e documentato allo stesso modo di come viene fatto con l’energia erogata o quella consumata. L’efficienza non è da considerare come la soluzione a tutti i problemi e non deve avere la priorità su tutto, ma è tuttavia un segno di una buona gestione.
Questa si può raggiungere proprio grazie agli standard specificati in precedenza. Un energy manager, infatti, non lavora seguendo delle sensazioni o lavorando secondo delle opinioni personali, esistono delle regolamentazioni ben specifiche su come agire e, soprattutto, su come monitorare e documentare efficacemente tutti gli aspetti che in qualche modo abbiano a che vedere con l’energia.
Vanno considerati moltissimi campi e le competenze trasversali per ottenere concretamente dei risultati sono enormi.
Questo è il motivo che dovrebbe spronare le aziende ad assumere un manager energetico. Si devono valutare le performance dei macchinari, la loro resa, calcolare i consumi e comunicare con i fornitori, comprendere i contratti e negoziare le clausole, istruire i dipendenti e lavorare sugli investimenti.
Altro aspetto da non sottovalutare riguarda proprio la gestione dell’energia: essa può essere generata, convertita e stoccata in varie forme.
È importante capire cosa sia più vantaggioso per l’azienda così da effettuare investimenti mirati e intelligenti a scopo strategico.
Come si diventa energy manager?
Considerata la sua larga preparazione in materie finanziarie, economiche e di gestione, è preferibile cominciare con un corso di laurea triennale in management. Un differente percorso molto utile potrebbe riguardare l’ingegneria dell’informazione, così da poter accedere a un corso magistrale in ingegneria energetica, si tratta di una strada molto complessa e che non fornisce sufficienti basi di management, che tuttavia possono essere recuperate attraverso studi privati.
La stessa Federazione Italiana per la Razionalizzazione dell’Energia mette a disposizione un’academy nella quale sono presenti diversi corsi intensivi sulla gestione e diagnosi energetica in settori civili, industriali e nei trasporti. Rivolgersi a un ente ufficiale consente di ottenere la massima professionalità e serietà, in quanto tutte le lezioni erogate siano modellate attorno ai decreti legislativi atti alla regolamentazione di questo settore.
Si possono trovare, inoltre, diversi corsi privati sia telematici sia in scuole specialistiche e altamente tecniche.
Generalmente la preparazione non è incentrata sull’aspetto di gestione d’impresa, piuttosto sulla formazione di una figura professionale e altamente preparata sotto il punto di vista energetico o sull’analisi dei dati, sfruttando tecnologie big data.
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