Il trading di energia ha subito modifiche sostanziali nell’ultimo ventennio. Cosa riserverà il futuro?
Un viaggio che parte dal fax e arriva all’algo-trading e al machine learning
Il mercato dell’energia elettrica e con esso il trading di energia in Italia si appresta a festeggiare i 20 anni di attività. Risale infatti al 2004 l’istituzione e avvio dell’operatività della borsa dell’energia elettrica in Italia, come conseguenza dell’emanazione del Decreto Legislativo n.79, meglio conosciuto come Decreto Bersani nel 2000.
Tale decreto è stato il passo fondante per l’avvio del libero mercato dell’energia in Italia. Grazie ad esso infatti sono state gettate le basi per la riforma del mercato elettrico in Italia. In particolare con la suddivisione dell’E.N.E.L. in società distinte, in base alle attività svolte, e conseguente loro privatizzazione.
Il mercato libero dell’energia in Italia pertanto può essere definito di recente formazione in senso relativo, se non altro rispetto alla storia del sistema elettrico (una piccola curiosità: a Milano in via Santa Radegonda venne costruita la terza centrale elettrica al mondo, e la prima in Europa continentale, a opera di Edison. La caratteristica ciminiera della centrale svetta a pochi passi dal Duomo nelle cartoline dell’epoca. Il ruolo nazionale nello sviluppo del mercato energetico globale è stato determinante nelle sue fasi iniziali).
Il trading di energia: anni 2000, gli inizi.
Il trading di energia si è sviluppato in modo incrementale nella prima decade del nuovo millennio. Se oggi possiamo parlare di un mercato maturo, comparabile per complessità ai mercati di commodity più blasonati come petrolio, grano o altre materie prime, gli esordi non sono stati scevri di complessità e battute d’arresto.
Per natura stessa delle complessità insite nel mercato dell’energia, fin da subito operare sui mercati era considerata un’attività appannaggio di operatori con competenze verticali nel settore, specialmente nella filiera produttiva e distributiva dell’energia.
Si sono pertanto privilegiati aspetti legati alle logiche di gestione di portafoglio ed energy management, rispetto a quelli legati all’innovazione tecnologica e finanziaria del settore.
Gli avvii degli scambi sul mercato avvenivano in modo del tutto tradizionale. Il trader di energia aveva conoscenze spesso a livello personale con le controparti con le quali operava.
Le transazioni avvenivano telefonicamente, con prezzi e prodotti negoziati anche di volta in volta. La standardizzazione era bassa, e pertanto anche la replicabilità delle operazioni. La liquidità, incostante. Spread tra domanda e offerta, elevati.
Così come elevato era anche il rischio controparte, sottostante operazioni comunque dall’ampio valore economico proprio per natura stessa del taglio delle transazioni (la fornitura di energia per un anno solare riporta a 365 * 24 = 8’760 ore di fornitura. Assumendo un prezzo campione di € 50 per MWh si arriva facilmente nei dintorni del mezzo milione di euro di sottostante. Al lettore lasciamo la verifica con i prezzi attuali superiori ai 500 €/MWh).
In questo contesto sono ancora gli incumbent a farla da padrone, ma si sente aria di cambiamento.
2005: il cambio di marcia
L’apertura della borsa elettrica nel 2004, gestita dal GSE (Gestore dei Servizi Energetici) getta le basi per una completa evoluzione del mercato. È grazie alla nascita di un sistema di scambio centralizzato che si struttura un mercato di commodity orientato non solo all’approvvigionamento di energia ma anche allo scambio finanziario.
È in questo contesto che si affacciano sul mercato nuove realtà, non necessariamente produttrici di energia, che andranno a costituire l’ossatura del panorama energetico italiano attuale.
Il mercato si sviluppa su scala globale, con la nascita di un mercato dell’energia sempre più interconnesso fisicamente e dove è possibile attingere alla liquidità dei paesi limitrofi per la gestione del portafoglio energetico.
È proprio in tale periodo che avvertiamo un deciso cambio di marcia nel mondo del trading di energia.
Evoluzione tecnologica
Grazie a un aumento del numero di operatori, la liquidità sul mercato aumenta. Il mercato è maturo per accogliere le prime piattaforme di scambio non regolamentato (OTC, Over The Counter). I prezzi dei singoli prodotti energetici sono visibili a schermo e cliccabili.
Evoluzione degli scambi
Da rapporti di scambio prettamente uno a uno si passa a una logica di mercato, dove broker specializzati (come TFS o ICAP) operano sul mercato agevolando l’incrocio tra domanda e offerta.
Standardizzazione dei prodotti
I prodotti diventano via via più standardizzati, nel taglio, nella tipologia, permettendo agilità nelle coperture e nell’approvvigionamento. Questo porta a un aumento della liquidità del mercato e a una maggiore frequenza di scambio. Si passa da una logica prettamente di energy procurement a una logica anche unicamente incentrata sul trading di energia, ossia con finalità speculative o di hedging di componenti fisiche del portafoglio.
Evoluzione delle professionalità
È in questo contesto che vediamo il primo vero cambio di marcia da parte dei professionisti operanti nel settore. Anche grazie alla risonanza mediatica avuta dalla legge Bersani, il mercato dell’energia attrae talenti specialistici da ambienti non unicamente verticali sul mercato dell’energia. Nascono nuovi ruoli. O per meglio dire, ruoli dapprima appannaggio del mondo finance diventano consolidati anche nel mercato dell’energia.
Figure come il Prop Trader (il trader speculativo), il Risk Manager, il Crossborder Trader (il trader sull’operatività transfrontaliera) diventano realtà di uso corrente all’interno delle energy company attive sul mercato.
È in questo contesto che si sviluppa anche un circolo virtuoso, tra mondo del lavoro e università, tra società operanti nel settore, con relativo scambio e ricircolo di competenze, e anche tra mondo dell’energia e realtà finanziarie. Non è infatti inusuale vedere commodity trader di grandi banche d’investimento affacciarsi sul mercato in veste di power trader o gas trader.
Evoluzione degli aspetti legali
Uno degli aspetti più interessanti di tali processi di innovazione e trasformazione virtuosa è l’effetto volano che li caratterizza. Nessun aspetto difatti viene tralasciato in questo movimento di rivoluzione del mercato energetico.
Nata nel 1999 in risposta ai movimenti di privatizzazione dei mercati energetici in Europa, EFET (European Federation of Energy Traders) emana una serie di policy e suggerimenti regolatori per standardizzare il trading di energia tra i membri aderenti. In particolare è proprio grazie a EFET che viene emanato uno standard contrattuale che disciplina il trading di energia tra le controparti OTC, la gestione e scambio di garanzie, l’uniformità di aspetti prettamente legali tra paesi diversi, la certezza di un terreno di confronto su un framework noto e validamente riconosciuto.
Analogamente, nel 2011 assistiamo all’introduzione di REMIT (Regulation on wholesale Energy Markets Integrity and Transparency, No 1227/2011). Nel 2012 viene introdotta la normativa EMIR (European Markets Infrastructure Regulation afferente alla Regulation 648/2012 su derivati OTC, controparti centrali e trade repository).
Due regolamenti corposi che sanciscono un cambio di rotta negli aspetti legali, di governance e compliance delle aziende operanti sul mercato, con stringenti requisiti in materia di gestione del rischio, reportistica, riconciliazione delle controparti.
Assistiamo di conseguenza alla nascita di figure legali e studi associati verticalmente specializzati nel supporto al trading di energia e operatività sui mercati di commodities.
Il futuro? Non proprio
Ma non facciamoci ancora ingannare. Sebbene l’accelerazione del mercato dell’energia data dalla liberalizzazione sia stata ovviamente grandiosa, siamo ancora lontani da un mercato maturo e per certi versi pienamente competitivo.
Così come l’aspetto tecnologico in parte ancora primordiale.
Le aziende lavorano prevalentemente, per non dire esclusivamente, con Excel.
I fogli di lavoro sono utilizzati per gestire qualsiasi cosa, da formule di prezzo e indici a posizione di portafoglio e books, calcolo del P&L, costruzione di prodotti.
La documentazione è totalmente incentrata sullo scambio di flussi cartacei, da firmare in originale per ogni transazione. L’overhead operativo è davvero grande, e in parte anacronistico considerando che siamo già nei pieni anni 2000.
Ma proseguiamo nella storia, il meglio deve ancora venire.
2008: Orsi & Tori, ma soprattutto orsi
Il 3 Novembre 2008 si assiste a una ulteriore svolta epocale nel mercato energetico italiano. Nasce infatti IDEX, the Italian Derivatives Energy Exchange, lanciato da Borsa Italiana SpA all’interno del mercato dei derivati IDEM.
IDEX costituisce una fase importante nell’evoluzione del trading energetico in Italia, in quanto primo mercato regolamentato nazionale dedicato al trading di energia elettrica.
Borsa Italiana ha lanciato tale mercato acquisendo la licenza per l’utilizzo commerciale del PUN, ovvero del Prezzo Unico Nazionale per l’acquisto di energia elettrica. Tale prezzo è il prezzo in euro/MWh che il GME fissa ogni giorno per le forniture di energia elettrica del giorno successivo, ed è quello che viene preso in considerazione per la fissazione del prezzo di liquidazione dei future sull’energia elettrica.
Alla scadenza del future questo verrà liquidato per contanti (cash settlement) sulla base del PUN medio rilevato nel mese di consegna. Non c’è quindi consegna fisica del sottostante (delivery): questo per favorire la partecipazione degli operatori finanziari “puri” agli scambi e quindi creare le premesse affinché il mercato abbia sufficiente liquidità.
Un’altra caratteristica di IDEX volta a favorire la liquidità del mercato è la presenza di market makers, ovvero di soggetti ammessi alle contrattazioni che si assumono l’obbligo di esporre continuativamente proposte in acquisto e in vendita per quantitativi minimi di contratti.
Come ulteriore elemento rilevante, a tale segmento possono accedere banche, SIM e tutti gli intermediari autorizzati. Attraverso i quali di conseguenza chiunque può accedere al mercato (il mini energy bond è da tempo in discussione).
The Big Short
Ma il 2008 segna anche un altro momento storico epocale. La crisi sui mercati finanziari, lo scandalo dei mutui subprime usati come collaterali spazzatura, il fallimento di una banca “too big too fail” come Lehman Brother, intaccano profondamente anche il mercato dell’energia, che in parte ancora doveva metabolizzare il clamoroso fallimento di Enron avvenuto nel 2001.
È proprio la conseguenza di questo dissesto sui mercati che le aziende dedite al trading di energia avviano una nuova fase di ristrutturazione.
2010 – 2015: la fase due
Il trading di energia diventa una professione a sé stante a tutti gli effetti, segregata dal resto delle funzioni aziendali. Vuoi per i rischi ad essa associati, in grado di mandare a gambe all’aria anche realtà consolidate, vuoi d’altra parte per le opportunità di guadagno, che spingono le aziende a spremere e ottimizzare quanto possibile per estrarre valore dal mercato.
È in questo lustro che prendono piede ovunque dei cambiamenti importanti nell’organizzazione e nel flusso di lavoro delle aziende.
Non che l’industria dell’energia abbia inventato qualcosa di rivoluzionario: si tratta prettamente di strategie e sistemi già ampiamente in uso nel consolidato mercato finanziario.
D’altra parte lavorare in una energy company diventa in tutto e per tutto comparabile a lavorare in una banca di investimento; non sono anzi rari, proprio a seguito del crollo delle principali istituzioni finanziarie post-Lehman, i trader e analisti che in massa convergono nelle principali energy company, riciclandosi nel mercato dei Megawatt e Standard Metri Cubi.
La struttura a book si complica
La struttura all’interno dell’azienda si fa ramificata e complessa. Nascono business unit dedicate a gestire singole tipologie di trading, singoli paesi, singole strategie di trading. La struttura diventa multilivello, a book, ricalcando fedelmente quanto già in uso nel mondo finanziario. Ecco che abbiamo book per gestire lo spread tra paesi, lo spread tra commodity, lo spread tra posizioni lunghe e corte. Book dediti unicamente al trading di opzioni e prodotti strutturati, book dedicati unicamente alla gestione delle coperture.
Nasce il trading desk
Le professionalità necessarie per lavorare in una energy company dedita al trading diventano sempre più peculiari. Le aziende organizzano dei veri e propri trading desk, dove in grande sinergia i trader lavorano con analisti, ricercatori, sviluppatori, per poter prontamente intervenire sul mercato e cogliere le opportunità, così come gestire le inevitabili situazioni di emergenza date da un mercato tanto interconnesso allo scenario geopolitico attuale.
I prodotti energetici evolvono
Se fino ad allora i prodotti scambiati sui mercati erano ancora relativamente semplici, dal 2010 in avanti assistiamo a una vera esplosione della complessità dei prodotti negoziati sui mercati, in particolare nei segmenti OTC. Swing Options, Spark Spread, VPP (Power Plant Virtuali), PPA (Power Purchase Agreement), stoccaggi di gas virtuali, contratti di tolling, ma anche opzioni esotiche (Asian, Spread, Binary, Range) e strategie associate (Iron Condor, Ptero, Butterfly, Zero Cost Collar) diventano all’ordine del giorno.
Di conseguenza l’intero stack aziendale deve evolvere per stare al passo con tale evoluzione:
- I sistemi, per prezzare, valutare, gestire tali prodotti.
- Le competenze del team di trading così come le competenze dei team di valutazione del portfolio, di gestione del rischio, di finance & accounting, di legal etc.
- Le competenze dei team a supporto del trading desk come analisti, ricercatori, sviluppatori.
- I framework legali.
- I sistemi e l’apparato tecnologico.
Dal foglio Excel al sistema di risk management
Per la prima volta le aziende energy prendono coscienza del fatto che probabilmente gestire interi portafogli su file Excel, volatili, non auditabili, e soggetti a ogni forma di errore umano, non sia la cosa più saggia.
Ecco che si affacciano sul mercato italiano i primi gestionali per il mondo del trading, definiti come ETRM (Energy Trading & Risk Management system).
Un ETRM è comparabile a un CRM ma specificatamente nato e disegnato per la gestione del deal life cycle di una transazione di energia, con enfasi sulla sua misurazione per quanto riguarda sia il mark to market che le misure di rischio associate ad essa, in una visione d’insieme del book e dell’azienda.
Grazie al sistema ETRM è possibile gestire in modo auditabile e sicuro le singole transazioni. Calcolare il profit and loss su base giornaliera. Gestire le misure di rischio (PaR, VaR, limiti di posizione) e impostare alert e specifiche soglie da monitorare con costanza.
È possibile creare indici e prodotti strutturati anche complessi come opzioni esotiche, swing, collar, etc.
Il file Excel diventa uno strumento di appoggio non più centrale nella strategia di misurazione dell’azienda.
2015 – presente: il futuro
A questo punto la trasformazione, tecnologica, digitale, professionale, del mercato dell’energia prende velocità. Diventa inarrestabile.
Le aziende fanno proprie tecnologie e strategie sempre più sofisticate.
I team si specializzano verticalmente. È del tutto normale trovare dottorati in fisica, matematica, ingegneria al lavoro nei team di trading delle energy company. Università e istituti accademici di ricerca avviano percorsi di scambio con le società del settore per sviluppare sinergie e accrescere le competenze. O anche per attingere a dati di mercato reali con relativa facilità.
Gli ambiti di ricerca abbracciano gli ultimi trend di innovazione e ricerca: si utilizzano algoritmi di Machine Learning per prevedere i trend di formazione dei prezzi.
Si creano algoritmi proprietari per analizzare fenomeni short term come l’andamento del meteo o scioperi che impattano sulla produzione di energia.
Trader si specializzano nello studio di figure di analisi tecnica per il mondo dell’energia. Fioriscono anche pubblicazioni e libri specialistici dedicati proprio a questo settore, pensati per un’udienza evoluta che fa del trading di energia la sua professione.
I prodotti tecnologici evolvono ancora. Assistiamo all’adozione di strumenti avanzati come:
- EDP – Energy Data Platform: proprio come il nostro prodotto di punta, Artesian, sono piattaforme che consentono di gestire importanti moli di dati, da fonti diverse, con granularità, unità di misura e frequenza diverse, uniformandole per poterle analizzare e utilizzare. Input e Output sono spesso caratterizzati da API e SDK per integrare automaticamente fonti dati e strumenti di calcolo aggiuntivi. Prodotti essenziali per lavorare e rispondere dinamicamente ai cambiamenti di mercati complessi.
- Energy Trading Platform: piattaforme che consentono di eseguire realmente le operazioni a mercato cliccando e inserendo ordini di acquisto e vendita, in parallelo a quanto offerto dai mercati o piattaforme ufficiali. Ad esempio per gestire lo scambio di posizioni interne all’azienda.
- Piattaforme di analisi quantitativa: piattaforme dedicate al calcolo e implementazione di algoritmi e modelli, ad esempio con Matlab.
Il trading cambia marcia e si parla di trading bot e algo-trading, trading ad alta frequenza per ottimizzare anche le minime oscillazioni del prezzo.
Si studiano con attenzione i nuovi trend tecnologici (blockchain, criptovalute, ma anche intelligenza artificiale, NLP). La visione del trader di energia è olistica e vorace, per stare al passo di un mercato che non sembra conoscere battute di arresto.
Dotarsi degli strumenti e competenze giuste sarà quindi fondamentale per sopravvivere in un mercato in vorticosa crescita.
Per saperne di più: The Energy Trading Handbook
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